Il pozzo d'Acquapazza (finale)

Il pubblico intero si alza per vedere meglio, non crede ai suoi tanti occhi. Eppure è proprio così: Gualtiero è caduto nel pozzo. Ma con il Re è caduto anche il suo cantastorie. Non c'è tempo di dire niente, né di pensare, perché Dalila è lì, ha visto tutto, è disperata.

«Ooh! Che cosa ho combinato … non volevo che diventassero così cattivi. Che selvaggi … ma è tutta colpa mia, e di quella pozione … Oh povero Gualtiero, amato Gualtiero … Come farò senza di te? Amor mio, dove sei? Gualtiero ...»

Dalila si sporge troppo per guardare nel pozzo, e ci finisce dentro, insieme alla cantastorie che le dava movimento e parola. Ora il pubblico è da solo nella grande piazza. Le persone si guardano l'un l'altro in un lungo momento di silenzio e immobilità.

Poi, dal bordo del pozzo, fa capolino la testa di Gualtiero.

«Che meraviglioso cielo verde vedono i miei orecchi … E poi … uh ... ma che belli questi pesci volanti. Mi sento davvero bene, avevo proprio bisogno di un tuffo, con questo caldo di dicembre-»

La folla grida al miracolo: «Re Gualtiero è rinsavito! L’acqua del pozzo è prodigiosa! Il Re è tornato normale!»


E poi anche la testa di Dalila sbuca dalla bocca del pozzo.

«Oh ma guarda… gli alberi si son messi a ballare… Buongiorno Gualtiero.»

«Ma… io ti conosco! I tuoi capelli sono fatti di luna, mentre prima erano raggi di sole.»

«È il tempo che torna indietro e bacia il sole di notte e la luna mattutina.»

«La tua voce è un po’ cambiata.»

«Sono gli anni che ogni lunedì fanno le capriole.»

«I tuoi occhi sono diventati grandi come cerchioni di bicicletta.»

«Capita tutte le volte che vogliono far compagnia alle orecchie.»

«Insomma non sei cambiata per niente … sei tu, sei Dalila, la mia Dalila!»

«Sì e finalmente riconosco anche te, mio amor.»

«Oh Dalila.»

«Tesoruccio.»

«Sei la più bella di tutto il mondo quadrato.»

«Sono felice che hai finalmente capito chi sono, ecco perché gli alberi si son messi a ballare.»

«Solo un pazzo non riconoscerebbe il suo unico amore.»

«E solo chi ha la testa ben piantata sotto i piedi è capace di tali parole d’amore.»

«Ora che ti ho ritrovata voglio far di te una Regina. Vuoi sposarmi?»

«Ah no! Non sono mica matta io!»

«E perché mia adorata, non vuoi diventare mia sposa?»

«Il problema non è essere sposa ma essere regina.»

«Non capisco, hai paura che la corona sia troppo stretta e ti faccia male ai piedi? Ne prenderemo una grande e soffice, la faremo costruire dal fabbricante di nuvole.»

«Non è questo, Gualtiero. La corona non mi fa paura, e neanche i sandali sulla testa, quello che mi fa paura è la sete.»

«La sete? Ma abbiamo un pozzo tutto per noi!»

«Per la sete di acqua basta il nostro pozzo, ma per la sete dei sovrani non c’è bicchiere abbastanza grande.»

«E cosa faremo?»

«Andremo via di qua e … gireremo il mondo.»

«Lo gireremo in lungo e in largo?»

«Lo gireremo al dritto e al rovescio.»

«E di cosa vivremo?»

«Vivremo delle nostre parole.»

«E dei nostri piedi.»

«Racconteremo la nostra storia a chi ha ancora occhi per sentire.»

«E mani per vedere … Ma come faremo? Ad Acquapazza vogliono il loro Re! Non ci lasceranno mai andare via.»

«Forse conosco un incantesimo, per camuffarci. Forza, ripeti con me.»

«Dita di cervo, pelo di rospo

Venite a me, forze del bosco

Sguardo di talpa, ali di topo

Per cambiare ci vuole poco

Metti un cilindro sopra la testa

Ora che gli alberi sono in festa

Trasformo il capo e poi mi travesto

mutiamo corpo in un solo gesto.»

La magia più grande avviene in questo momento. Dalila e Gualtiero non ci sono più, al loro posto sono tornati i due menestrelli con i cilindri sulla testa, come all'inizio della serata, come all'inizio della storia. Lui si guarda le mani e si compiace del suo nuovo aspetto: non è più il Re. Lei cambia per l'ultima volta il vecchio strofinaccio che ha accompagnato tutto il pubblico in questa avventura. E, insieme, si rivolgono a coloro che li hanno ascoltati finora.

Da quel giorno fino a che avremo memoria

ci piace assai raccontar questa nostra storia.

In giro per il mondo noi due andiamo

e un pozzo come questo ricerchiamo.

Un pozzo pieno di acqua prodigiosa

per tutta quella gente un po’ curiosa

di sapere se impazzir può far una sola tazza

della famosa acqua del pozzo d’Acquapazza.

Un saluto e un grazie di cuor sincero,

a voi pubblico, da Dalila e da Gualtiero.

Tutta la gente, che vive lì da anni, è sicura, strasicura, che il pozzo del paese non ha più acqua da molto tempo. Ma adesso quei due cantastorie offrono a ognuno di loro una tazza di acqua limpida, e forse contaminata da follia. E mentre rimangono muti a pensare se possono berla, oppure no, leggono sullo straccio lacerato dal tempo la nuova scritta: FINE.