PALAZZINA LAF 

- grande cinema -

L'esordio alla regia di Michele Riondino è decisamente straordinario. Come prima cosa tanto di cappello per aver scelto di raccontare una storia scomoda legata all'Ilva di Taranto, un argomento che - sembra assurdo - ma è capace di diventare un boomerang pronto a travolgerti.

Il film racconta la vicenda, poco nota, della Palazzina LAF, considerato il primo caso di mobbing - anzi bossing perché perpetrato dai capi e non dai colleghi - in Italia. Una vicenda che è un ottimo punto di partenza per parlare del lavoro e della dignità di lavoratori e lavoratrici, e anche per raccontare la situazione attuale dell'ex-Ilva e di Taranto, città dilaniata, forse proprio da quegli anni '90.

Ma quello che rende eccezionale questo film è la cura con cui è stato realizzato.

Una sceneggiatura priva di retorica, banalità e facili sentimentalismi. L'ottima recitazione da parte di tutti, ma proprio tutti. Fotografia, regia e montaggio senza sbavature. Neanche un'immagine di troppo, in un periodo in cui escono tanti film che superano inutilmente le due ore. Almeno tre scene che ti porti addosso ben oltre la fine dei titoli di coda. E soprattutto lui, il protagonista. Caterino Lamanna, un personaggio inventato all'interno di una vicenda vera, un personaggio che però è più reale della stessa Palazzina e di tutta l'acciaieria. Un personaggio così vivo e ben costruito che non fa mai quello che ti aspetti, perché lui ha la sua personalità delineata alla perfezione e non farà mai quell'azione prevedibile che lo spettatore auspica, non dirà mai la cosa giusta al momento giusto. Dall'inizio alla fine. Mai. Accidenti.

Anche solo per questo personaggio il film merita una visione sul grande schermo - da parte di tutti ovviamente, non di certo solo tarantini o pugliesi - e poi c'è il resto. C'è, appunto, una disamina sul senso più profondo del lavoro, c'è l'amore verso una città che non è mai mostrata nelle sue bellezze classiche - eppure forse proprio per questo si percepisce davvero tanto amore - c'è la chiara e brutale considerazione che ognuno ha le proprie responsabilità quando le cose si sfasciano.

Infine, sui titoli di coda, parte la canzone di Diodato - altro artista tarantino molto legato alla sua terra - e in quel momento ti sale il magone, tutte le mazzate che hai preso durante la visione si trasformano. Adesso è tutto chiaro. È vero che ognuno ha le proprie responsabilità quando le cose vanno male nella società, ma è anche vero che ognuno può fare la sua parte. Per cambiare la situazione. Per far crescere fiori bellissimi.