Quel giorno mi ero svegliato con l’insistente squillo del telefono: era il commissario. Degli operai avevano trovato un piede di porco insanguinato mentre ripulivano la macelleria. Infatti dopo l’ultima violenta manifestazione contro ogni derivato animale che ha devastato la città, vetri rotti, fiamme ovunque, un vero inferno, molti negozi di alimentari hanno definitivamente chiuso inclusa questa macelleria. Controllai i messaggi, niente. Mi venne voglia di contattare il mio amico Marcello, un maiale antropomorfo con cui ho condiviso l’infanzia in laboratorio, sia per parlare con il mio amico, ma anche perché lui era uno degli organizzatori della manifestazione e poteva darmi altre informazioni. Niente, non rispose. Mi alzai e mangiai la mia solita colazione: tofu e uova. Andai alla stazione di polizia, sporca, umida e corrotta. Mi sentii chiamare, erano Bob e Joe; Bob era un brav'uomo, un poliziotto baffuto calmo e pacato, Joe era l’opposto: una testa dura, non vedeva di buon occhio il mio lavoro alla centrale, era un balordo specista. Bob cercava di calmare Joe che mi urlava: ”Hey ma non lo sai che le armi da taglio non di ordinanza non sono ammesse?”. Si riferiva ai miei denti, lo ignorai. Mi recai subito all'ufficio del commissario, mi spiegò che stavano esaminando il piede di porco e che i risultati sarebbero stati presto pronti. Mi consigliò di recarmi sul posto e di condurre l’indagine. Così mi avviai, le strade erano sporche e ricche di criminalità. Arrivato alla macelleria notai subito che la chiazza di sangue non era stata pulita e che era recente. Seduto al bancone c’era il macellaio depresso. Delicatamente gli chiesi informazioni sul piede di porco, lui disse che quando era stato ritrovato il piede di porco insanguinato era a cena con sua moglie per “festeggiare” gli ultimi giorni di non povertà, con la macelleria chiusa non sapeva proprio come sarebbero arrivati a fine mese… Non capivo, se lui veramente non sapeva cosa era accaduto, cosa poteva essere successo? Una delle persone che protestavano poteva aver ferito una persona, ma se fosse stato così dov’era il ferito? Perchè questa persona non aveva denunciato l’accaduto? No, non poteva essere questo. Deluso tornai a casa, se così si può chiamare la mia abitazione. Per consolarmi mi dissi che non si può chiudere un caso in un giorno. Squillò ancora il telefono, mi dissero che dalle analisi non risultava sangue di persona ma… di suino. All’inizio non capii ma poi un'oscura illuminazione mi passò per la testa. Era ovvio: Marcello che non mi rispondeva, il sangue di maiale e la manifestazione. Marcello con la rivolta fece perdere soldi e clienti al macellaio, lui doveva averlo stordito per poi vendicarsi. Chiamai il commissario che fece subito scattare gli arresti. La mattina dopo, mentre facevo colazione con il mio solito tofu e uovo, accesi il telegiornale, stavano parlando dell’omicidio di Marcello. Tutte le mie ipotesi erano confermate tranne che per un piccolo dettaglio. La colpevole era la moglie, il macellaio invece era all’oscuro di tutto. Non ci potevo credere, povero mio vecchio amico d’infanzia. In quel momento pensai che avrei potuto fare meglio, stargli più vicino in questo periodo, dovevo immaginare che andava protetto. Forse però grazie alla sua morte finalmente il suo movimento vegetariano antispecista trionferà.
Orlando Rini
-Ci è sfuggito di nuovo! Il colonnello Mustang sbatté le mani sul tavolo e si alzò dalla poltrona, iracondo. -Com’è potuto accadere!? Pretendo spiegazioni!
Il tenente Hawkeye tentò di spiegarsi e di calmarlo, ma Mustang non voleva sentir ragione.
-Dieci casi, fra attentati e omicidi ai più importanti personaggi a livello politico internazionale! E tutti nel giro di tre settimane! Inammissibile!
Fu in quel momento che mi alzai anch’io dalla sedia e dissi :-Colonnello, cerchi di contenersi, la mia squadra ha già un’idea di dove sarà realizzato il suo prossimo colpo. Buckingham Palace. Ci sarà un attentato al re durante il ballo in maschera in onore della nascita del suo nipotino. Chiedo l’autorizzazione di investigare sul campo. Mi sedetti in attesa di risposta. -Molto bene “detective” Elric, ma se fallirà dovrò prendere provvedimenti.
Così sciogliemmo la riunione e prendemmo un volo diretto per Londra. Dico noi perché viaggiavo con la mia squadra: il dottor Marcoh, laureato in medicina e medico di guerra; Alphonse, letterato e storico; May, una ragazzina maestra nelle arti marziali e kung fu; il tenente Hawkeye, brava nel maneggiare le pistole e i fucili e io, Edward Elric, a capo della spedizione.
Arrivammo a Londra all’alba e occupammo tutto il giorno alla ricerca di vestiti adeguati per il gran galà. Alla fine prendemmo degli smoking e dei vestiti lunghi per le due ragazze; tutti avevamo il volto celato da una maschera veneziana.
Al ballo erano invitati molti dei personaggi di rilievo in ambito politico, sociale ed economico. Era presente un buffet con ogni ben di Dio, dalle cipolle caramellate all’aragosta alla catalana. Il chiacchiericcio era quasi piacevole e i toni sempre moderati. A mezzanotte il re richiamò l’attenzione di tutti facendo tintinnare la forchetta sul bicchiere di cristallo e pronunciò le seguenti parole :- Ringrazio tutti i qui presenti ospiti per aver accettato il mio invito a palazzo, oggi siamo qui per festeggiare la nascita di mio nipote. Propongo un brindisi- e alzò il calice- al mio nipot- Non fece in tempo a finire la frase che una pallottola mandò in frantumi il bicchiere del reale. Seguirono altri spari e alcuni ospiti si accasciarono al suolo, passati all’altro mondo. La paura, l’agitazione e il terrore si fecero largo nella sala che pochi minuti prima era stata accogliente. -Un cecchino!- gridò Marcoh accorrendo in soccorso alle vittime. -Tutti al riparo!
Gli spari non cessarono e nuotando contro corrente nella mandria di gente che si accalcava all’uscita, cercai di raggiungere l’aggressore. -Cosa stai facendo Edward?! Così ti farai ammazzare! Le parole del tenente non mi passarono neanche per l’anticamera del cervello e continuai a correre. Lo inseguii per le stanze ed iniziò una corsa sfrenata come gatto e topo, ma il topolino era armato. Uscimmo velocemente da Buckingham Palace ma il cecchino era svelto. Aveva un corpo snello e agile ed era piccolo di statura. Ci infilammo per le strette e serpeggianti viuzze di Londra ma ad ogni svolta era una fortuna che non lo perdessi di vista. Sgusciava come un’anguilla, ma io conoscevo quelle strade così cercai di influenzare le sue mosse e accelerando il passo Lo condussi in un vicolo cieco, convinto di averlo in pugno. Quando svoltai anche io, con il fiatone e le gambe molli fui sorpreso e scioccato: non c’era nessuno. Mi era sfuggito. Lo avevo perso. Ad un certo punto alla mia destra sentii dei rumori, come di un qualcosa di trascinato. Mi voltai a guardare e vidi la piccola May che trasportava una sagoma nera… l’aggressore?
-May, tu come…– lei si voltò e mi sorrise con il sorriso più innocente che avessi mai visto, poi si portò l’indice alla bocca e disse :-È un segreto capo-.
Matilde Boni Pittaluga
I lavori degli studenti sul mio romanzo
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